Il Gruppo Ali d'Aquila è profondamente amareggiato dalle dichiarazioni del presidente della Conferenza Episcopale Italiana, il cardinale Angelo Bagnasco, e da quello che ne è conseguito in merito al disegno di legge contro l'omofobia e le iniziative di piazza di alcune importanti città italiane.
Riteniamo che la motivazione addotta dal prelato, e da chi ha sostenuto e seguito il suo pensiero, sia del tutto priva di fondamento; l'educazione al rispetto delle diversità non può (almeno non dovrebbe) essere mai considerata una minaccia, ma risorsa primaria e necessaria in una società complessa ed eterogenea, purtroppo gravemente in ritardo in materia di formazione alla pacifica, rispettosa, fraterna, umana convivenza reciproca, tra persone diverse ma sempre uguali sulla base di diritti e doveri.
Ci rammarica questa strumentalizzazione della fede che impedisce ancora una volta al nostro Paese di educare all'accettazione di tutti i possibili orientamenti sessuali della persona.
Che si ostacoli il processo per il quale gli insegnanti delle scuole primarie abbiano una preparazione adatta ad affrontare gli svariati casi nei quali possono trovarsi, dalla semplice e istruttiva spiegazione di una diversità alle problematiche di bullismo e discriminazione che, purtroppo, sono frequenti e ripetute nelle nostre scuole.
Troppo spesso si è data importanza a principi dottrinali più o meno condivisibili a discapito della sofferenza tangibile della persona. Questo è l'ultimo caso.
Ci chiediamo in che modo la cosiddetta famiglia tradizionale, così come la distinzione tra uomo e donna, possano essere valori e concetti minacciati dal tentativo di educare i bambini e i ragazzi alla conoscenza e all'accettazione di altrettanti ragazzi con orientamenti diversi; e quanto questo allarmismo, di contro, non danneggerà praticamente e quotidianamente studenti attaccati, maltrattati o semplicemente incompresi perché nessuno ha gli strumenti adatti a fronteggiare situazioni tanto delicate quanto comuni, magari anche per figli di padri e madri inconsapevoli che hanno manifestato contro il disegno di legge e in difesa della tradizione.
In questo caso non è in gioco la validità della tradizione, ma la salvaguardia del benessere di tutti, a partire dall'infanzia, quindi inevitabilmente dalla scuola, dove tutti, senza esclusione alcuna, devono sentirsi ugualmente tutelati, nella valorizzazione delle differenze, fonti poco esplorate di ricchezza e solidarietà.
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