PALERMO 18 maggio 2012 - CHIESA di San Gabriele ArcangeloVeglia di preghiera per le vittime dell’Omofobia presieduta dal Vicario Episcopale, Mons. Roberto Zambolin
“Conosco la tua miseria, le lotte e le tribolazioni della tua anima, le deficienze e le infermità del tuo corpo; so la tua viltà, i tuoi peccati, e ti dico lo stesso: dammi il tuo cuore, amami come sei… In ogni istante e in qualunque situazione tu sia, nel fervore o nell’aridità, nella fedeltà o nella infedeltà, amami come sei. Voglio l’amore del tuo povero cuore; se aspetti di essere perfetto, non mi amerai mai… voglio unicamente il canto del tuo cuore…” (“Amami come sei” di Monsignor Lebrun)
E’ questo lo spirito nel quale si è svolta la veglia di preghiera per le vittime dell’omofobia e transfobia.
Prima la visione di alcuni spezzoni del film ”Prayers for Bobby”, poi tre testimonianze riguardanti le vittime della omofobia e, durante la loro lettura, scorrevano nel pannello, posto alla sinistra del presbiterio della Chiesa di San Gabriele Arcangelo, i nomi dei tribolati, dei sofferenti, delle vittime dell’ostilità dell’odio, dell’ignoranza.
Dopo il breve saluto del parroco Don Franco Romano, che ha invitato tutti a considerare la centralità della persona e a fare esclusivo riferimento, prima di ogni cosa, al nostro essere “persone”, l’intervento - non programmato - del Vicario Episcopale, Mons. Roberto Zambolin, che in modo spontaneo ha voluto sottolineare che interveniva a nome di tutta la Diocesi di Palermo e in rappresentanza di Sua Eminenza Mons. Paolo Romeo, il quale intendeva, tramite il Suo delegato, manifestare la Sua vicinanza al Gruppo Ali d’Aquila, la Sua accoglienza e la Sua benevolenza.
Dopo il Saluto del Parroco e le parole del Vicario, con l’ingresso del Cero Pasquale è iniziato il momento liturgico della Veglia e verso il Cero, simbolo del Cristo Risorto, si è levato il canto d’ingresso, un canto forte, un grido per quel cuore che come fonte ha versato pace, ha risanato, ha cancellato tutti i nostri peccati.
La celebrazione, a carattere interconfessionale, è stata presieduta dal delegato del Cardinale Arcivescovo.
Dopo l’invocazione dello Spirito Santo e la proclamazione della prima lettera di San Giovanni apostolo (2, 7-11), un membro della comunità Kairos di Palermo ha tenuto la “Lectio Divina”.
E’ seguita l’Alleluia, la proclamazione del Vangelo (Mc 3, 1-6) e il “sermone” del Pastore Valdese Alessandro Esposito.
Una pausa di silenzio e poi la preghiera dei fedeli ed il canto “Dio è Amore”, che sgorgava dal cuore di tutti con forza e commozione, tra i sorrisi della riconciliazione e le lacrime della liberazione.
Dopo la Benedizione del Vicario Episcopale, il canto “Su ali d’aquila”, che ogni anno conclude la veglia.
Erano le 23.30 e la Chiesa era ancora piena, una Chiesa che non si trova nel centro della città di Palermo e che, soprattutto la sera, non è neanche raggiungibile coi mezzi pubblici; una Chiesa piena sin dalle ore 21: per almeno due ore circa la preghiera, i canti e le letture e nessuno andava via. Almeno 350 persone hanno partecipato alla veglia e pregato, uniti fra di loro nella fede e nella consapevolezza che Dio ama tutti, che ognuno deve amare se stesso perché creato in quel modo da Dio; almeno 350 persone erano “un cuore solo e un’anima sola” (Atti, 4, 32).
Lo Spirito Santo è stato il vero autore ed organizzatore della veglia e la sua presenza è stata sentita, avvertita, si toccava con mano, ispirava le parole del Vicario Episcopale, che intende proseguire il dialogo con il Gruppo ed incontrarlo.
Ecco le parole che, subito dopo la veglia, Antonio del Gruppo Ali d’Aquila ha scritto:
“Improvvisamente, la Grazia.
“Ecco, io faccio una cosa nuova. Proprio ora germoglia: non ve ne accorgete?”.
Ci hanno detto che siamo benvenuti.
Che siamo uguali.
Che siamo amati e degni di esserlo.
Che siamo figli, fratelli, sorelle.
Ci hanno abbracciati.
Nessuno riusciva a smettere di sorridere.
Io non riuscivo a smettere di piangere.
Ho detto a Isabella: a volte le speranze si avverano. Lei mi ha baciato la mano. Non ho capito subito che cosa intendesse dirmi, ma poi sì.
Per favore, oggi non ditemi che sono solo parole: ce ne hanno detto troppe, di parole amare e taglienti.
Anche le parole hanno un'anima.
E quelle di ieri sera dicevano, finalmente, bentornati a casa”
(da Angelo, Roberto ed Ino del Gruppo Ali d’Aquila di Palermo)
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