Lunedì 10 ottobre 2011 alle 21 nella chiesa di San Francesco Saverio a Palermo sarà presente Padre Luigi Consonni, missionario comboniano che ha operato per molti anni in America Latina e da circa un anno è tornato in Italia, ancora per pochi giorni nella parrocchia di Santa Lucia (Palermo) in attesa di nuovo trasferimento. La sua esperienza palermitana è stata segnata dall'incontro col gruppo Ali d'Aquila cristiani omosessuali di Palermo, che hanno realizzato la veglia per le vittime dell’omofobia il 12 maggio 2011 insieme con la comunità di San Francesco Saverio, la Chiesa Valdese di via Spezio, la Chiesa Luterana ed il contributo della comunità Kairòs per la lectio divina. La veglia si sarebbe dovuta svolgere all'interno della parrocchia di Santa Lucia, ma per un veto posto dal Cardinale Paolo Romeo, si è tenuta all'esterno della chiesa, in Piazza della Pace, con la presenza di circa 200 persone.In questo incontro Padre Luigi tratterà dell'esperienza pastorale e l'accoglienza degli ultimi. L'incontro è aperto a tutti: chiunque è benvenuto!
Vita e ministero di Padre Luigi Consonni
Nasco a Belledo nel 1943, e fino al 1969 lavoro alla Badoni come disegnatore, ottenendo nel 1966 il diploma di perito meccanico nell’Istituto tecnico con lo stesso nome.
Come anticipato, nel ‘69 lascio il lavoro ed entro nei missionari Comboniani: la mia vocazione è ormai maturata, grazie alla lunga militanza nelle ACLI e al contatto con l’esperienza di Ernesto e Rita, due amici volontari laici in Africa. Compio il percorso di studi sacerdotali prima a Firenze, poi a Venegono ed infine in Spagna, a Valencia e Granada, per poi concludere con un soggiorno a Lima e la licenza in teologia dogmatica, quando già ero stato ordinato Sacerdote, nel ‘74, e destinato ad una missione in Perù.
Dal ‘74 al ‘78 sono inviato sulle Ande peruviane a Cerro de Pasco (4375 s.l.m.). È un periodo bellissimo, durante il quale il contatto con il mondo “quechua” si rivela per me affascinante e misterioso e l’attività pastorale è intensa e impegnativa, soprattutto perché il territorio in cui mi trovo a operare è vastissimo.
Dal ‘79 all‘85 sono chiamato a Lima per dare inizio alla formazione di giovani peruviani desiderosi di divenire missionari di Cristo nel mondo. Proprio in quell’anno uscì il documento di Puebla, della Conferenza episcopale latino americana, che invitava a “dare dalla propria povertà”.In America latina e quindi in Perù c’era, e tuttora c’è, grande necessità di missionari; tuttavia, era fondamentale avviare dei giovani preti peruviani all’ordine e alla missione, perché potessero così contribuire, partendo proprio dalla loro povertà, a diffondere il messaggio di Cristo nel resto dell’America e del mondo.
Tre “conversioni” caratterizzano il mio pensiero e la mia attività in questo periodo: innanzitutto, l’idea di “dare dalla propria povertà” di cui sopra; quindi l’impellente necessità di elaborare un piano d’azione che, con l’entrata di un’entità cilena nella comunità, permettesse il pieno rispetto della diversità nel comune impegno missionario (é una sfida ancora attuale: l’accoglienza del diverso nella sua integrità e la ricerca di unità nella Comunione).In terzo luogo è la Teologia della liberazione a colpirmi ed affascinarmi: un nuovo modo di fare teologia, al tempo innovativo e portatore di grande forza sulle ali di un messaggio di uguaglianza, speranza e progresso. Tale messaggio ritengo sia tutt’ora valido, anche se bisognoso di un ripensamento e di una riformulazione sulla base dell’esperienza e della realtà dalla Caduta del Muro in poi.
Dall’85 al ‘92 sono a Napoli nella Formazione di giovani missionari italiani. La società sta cambiando e siamo alla ricerca di un nuovo processo di accompagnamento che si concretizzerà in una bellissima esperienza di inserimento e avviamento, stimolante e creativa, quando mi troverò ad abitare con due seminaristi nel quartiere Sanità di Napoli, in un piccolo appartamento offerto dal parroco delle Fontanelle, don Evaristo.
Dal ‘92 fino alla fine dell‘anno scorso sono in Brasile in due parrocchie diverse. La prima alla periferia di Vitoria, capitale dello Stato dello Spirito Santo fino al ’99, e poi a Duque de Caxias, alla periferia di Rio de Janeiro. Altra cultura, altra lingua e altra realtà sociale: tutto da ricominciare. Come in tutte le periferie delle megapoli, le sfide umane, culturali, sociali e religiose sono enormi e spesso insormontabili. A ciò si aggiungono la scarsità di sacerdoti e laici impegnati, le diverse provenienze etniche non solo nazionali, la presenza di diverse religioni e la crescita esponenziale delle comunità evangeliche: tutti problemi e sfide che diventano la mia quotidianità.
La formazione personalizzata ha segnato la caratteristica principale del mio impegno. Essa é consistita nel formare laici che a loro volta si disponevano ad accompagnare piccoli gruppi o coppie che disponevano di tempo in orari e giorni che il lavoro e i ritmi di vita permettevano. Fondamentale in questo processo è il rapporto umano profondo e sincero che si instaurava durante il percorso di formazione, diventando base per la permanenza e l’impegno del soggetto nella comunità.
Ora sono a Palermo incaricato della parrocchia santa Lucia. Anche qui tutto da ricominciare, e ho quasi 67 anni! La prima fase, come sempre in questi casi, é “vedere”. Quello che noto da quando sono tornato in Italia, è che la chiesa qui é ben diversa da quella alla quale ero abituato.
Per cui … come dicevamo in Brasile: “quello che il buon Dio vorrà”.
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