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“Benedite coloro che vi perseguitano, benedite e non maledite”

(Romani 12,14)

Laici Comboniani: «Ad emarginare sia proprio la nostra Chiesa ci turba profondamente e ci addolora»

  • Immagine del redattore: Gruppo Ali d'Aquila
    Gruppo Ali d'Aquila
  • 24 mag 2011
  • Tempo di lettura: 2 min

Laici Comboniani: «Che a metter in atto tale emarginazione sia proprio la nostra Chiesa ci turba profondamente e ci addolora».


COMUNICATO IN SOSTEGNO DELLA VEGLIA IN RICORDO DELLE VITTIME DELL'OMOFOBIA

Noi Laici Missionari Comboniani, in riferimento al divieto imposto dalla Curia di Palermo, nella persona dell'Arcivescovo, al parroco della Chiesa di S. Lucia, Luigi Consonni, di effettuare nella sua parrocchia la veglia di preghiera in ricordo delle vittime dell'omofobia, esprimiamo piena solidarietà con i promotori di questo evento e soprattutto con “Ali d'aquila” -lesbiche e gay cristiani- che riteniamo fratelli in ricerca e in cammino di fede verso l'unica sorgente che alimenta la vita di tutti noi credenti: Gesù Cristo vissuto in mezzo a noi, accogliendo e non rifiutando prostitute, poveri, scismatici, persone in difficoltà, stranieri e quant'altro si possa annoverare nell'universo dell'emarginazione che l'uomo mette in atto. Che a mettere in atto tale emarginazione e tale chiusura nei confronti di alcuni di questi fratelli sia stata proprio la nostra Chiesa, ci dispiace e ne siamo addolorati. Se tale diniego è dovuto a paure da parte dei rappresentanti della nostra Chiesa locale, di non essere in linea con i documenti magisteriali, in particolare con la “Lettera ai vescovi della Chiesa cattolica sulla cura pastorale delle persone omosessuali” dell'1/10/1986, noi diciamo che Gesù non si curava degli impedimenti formali che i farisei del tempo ponevano al verificarsi di miracoli o segni di apertura che Egli compiva per estendere le relazioni e l'abbraccio pastorale verso i lontani, i più deboli e gli impoveriti del mondo. Fra queste categorie ci sono anche coloro a cui è stato opposto un rifiuto da parte di chi, come pastore, doveva mostrare segni di accoglienza e di amore. Profondamente turbati e addolorati ci sentiamo in comunione con tali persone e auspichiamo momenti in cui elevare la nostra preghiera e il nostro ringraziamento a Dio Padre che, in quanto Padre di tutti, ci chiama ad essere fratelli.

 
 
 

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