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“Benedite coloro che vi perseguitano, benedite e non maledite”

(Romani 12,14)

Michele De Paolis, Foggia: «Dicono: "omosessuali sì, ma non devono amarsi!" E' la massima ipocrisia»

  • Immagine del redattore: Gruppo Ali d'Aquila
    Gruppo Ali d'Aquila
  • 23 mag 2011
  • Tempo di lettura: 3 min

Testimonianze di fede.

Un prete e un padre

Il gruppo AGeDO di Foggia nacque nel 2010 e venne fondato da Gabriele Scalfarotto, da p. Dino D'Aloia e da p. Michele De Paolis, l'uno creatore di Casa Eirene, un centro d'accoglienza per persone disadattate, l'altro storico ideatore ed instancabile animatore della Comunità Emmaus di Foggia: «Don Michele e don Dino, due preti scomodi. - sono parole di Gabriele - Amati dai più umili. Circondati da emarginati dignitosi e da volontari, si sono subito resi disponibili a sostenere questo ateo rispettoso (Gabriele. N. d.a.), intento in una dura battaglia sui diritti del popolo LGBT e con lui a combatterla e a vincerla». P. Michele, classe 1921, ha risorse inesauribili: veste sportivo, gestisce con dimestichezza il PC, la posta elettronica e il Web, ha un profilo su Facebook e la sua prosa è snella e scorrevole. Senza arzigogoli o giri di parole va dritto al punto: «Oggi l'atteggiamento della Chiesa (cattolica romana, ndr) nei confronti degli omosessuali è severo, disumano e crea tanta sofferenza, affermando che l'omosessualità è peccato. (…) Alcune persone di chiesa dicono: “Va bene essere omosessuali, ma non debbono avere rapporti, non possono amarsi!"È la massima ipocrisia. È come dire a una pianta che cresce: "Tu non devi fiorire, non devi dar frutto!”. Questo sì, è contro natura!» Don Michele è strenuo fautore della necessità di estirpare i pregiudizi dalle menti e dai cuori delle tante persone che incontra sulla sua strada di prete. A lui sembra il meno che possa fare chi mette ogni giorno in pratica il Vangelo, laico o religioso che sia.

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Nella chiesa di Dio non sono tutti malati di omofobia Riflessioni di don Michele De Paolis

Mettiamoci nei panni di un ragazzo o una ragazza che si scoprono omosessuali. Magari hanno già vissuto l'amara esperienza del rigetto e dello scherno del gruppo dei propri compagni. Tuttavia sentono forte in sé un anelito di vita spirituale, un desiderio di conoscere meglio Gesù e il Vangelo, ma si scontrano col muro di gomma di preti o persone religiose, che li respingono, considerando la loro situazione come “peccato” o “contro natura”. Che fare? Consiglierei a questi giovani amici di farsi coraggio, perché non tutti, nella santa chiesa di Dio (ndr, cattolica romana), sono malati di omofobia. Non è vero che siete in peccato, perché Dio vi ama ed è Lui che ha messo in voi questa tendenza; è un suo dono. Questa è la vostra “natura”, che va accettata e rispettata. Voi non siete malati; non dovete “guarire” da questa tendenza. Il voler fare di voi un “etero sessuale” sarebbe spingervi a qualcosa “contro natura” e diverreste degli psicopatici infelici. Dobbiamo metterci in testa che Dio nostro Padre vuole che noi, i suoi figli, siamo felici, cresciamo nella gioia, facendo fruttare tutti i doni che Lui ha messo nella nostra “natura”! Dio vuole che voi facciate crescere la vostra persona con una rete di relazioni improntate all'amore vero, all’ “agape”, cioè all'amore come dono gioioso. Avete il diritto di cercare un partner che condivida con voi relazioni di questa qualità. E state tranquilli: dove c'è “agape”, c'è Dio. Vivete con gioia l'amore. E dobbiamo aver pazienza con nostra Madre Chiesa (cattolica romana, NdR). Il suo atteggiamento nei confronti degli omosessuali cambierà. Già nascono numerose iniziative in questo senso. In Italia, i gruppi di omosessuali cristiani hanno contatti occasionali con le diocesi, improntati di norma alla cordialità. Talvolta, il vescovo locale nomina un responsabile diocesano per questo tipo di dialogo. Ad esempio, a Torino, i delegati diocesani per il dialogo con i gruppi di credenti omosessuali sono don Walter Danna e don Ermis Segatti. A Torino è stato recentemente costituito un Centro di documentazione su fede e omosessualità intitolato a Ferruccio Castellano. Altri gruppi hanno instaurato collaborazioni con le diocesi. Questo approccio è stato riaffermato dallo stesso presidente della CEI cardinale Angelo Bagnasco, quando, a proposito delle persone omosessuali, ha dichiarato che la Chiesa opera con “lo spirito e la prassi di totale e cordiale accoglienza verso tutte le persone”. Gli incontri dei gruppi si svolgono generalmente in due parti. Nella prima viene presentato un tema biblico al quale segue una discussione basata sulle esperienze personali. Nella seconda parte si prega insieme. A Emmaus nessuno viene respinto o allontanato dalla comunione con Gesù. Pace e gioia. D. Michele De Paolis, Comunità Emmaus di Foggia

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