“Il 17 febbraio 1848 nel nostro paese inizia il cammino della libertà religiosa. Le Lettere Patenti, l’editto emanato, dopo i secoli della repressione e del ghetto alpino, dal re Carlo Alberto riconoscevano al popolo valdese (poche settimane piu’ tardi lo stesso riconoscimento avverrà nei confronti degli ebrei) i diritti civili e politici. Il provvedimento indicava una direzione nuova, il cui orizzonte era la libertà di professare una religione diversa da quella dello Stato senza che per questa ragione venissero meno i diritti di cittadinanza. Per carità, il decreto albertino non era altro che un editto di tolleranza che non concedeva nulla ai sudditi valdesi sul piano religioso rispetto a prima; tuttavia, grazie al riconoscimento per la prima volta dei diritti civili e politici un primo passo, questa "regia concessione» l’aveva comunque compiuto. Sicché in quel 17 febbraio del 1848 la marcia verso nuove libertà raggiunse, sul piano civile, un primo importante traguardo. In realtà occorre – ragionando di libertà – partire dalla prima libertà in assoluto che é quella di coscienza, per approdare poi a tutte le altre libertà. In primis quella di religione, termometro affidabile della temperatura democratica della società. […] L’attuazione del dettato costituzionale, sul terreno della liberta’ religiosa, nel nostro paese segna ancora il passo. Basti guardare al destino delle sei intese che, pur essendo state firmate dal presidente del Consiglio, non sono mai arrivate nell’aula parlamentare. Occorre certamente riconoscere come molti fattori concorrano oggi a rendere piu’ complesso quell’iter che negli anni Ottanta vide la firma delle prime intese previste dall’art. 8 della Costituzione. Stipulare un’intesa, ogni anno che passa, diventa sempre piu’ arduo. Gli strumenti giuridici di regolamentazione dei rapporti non mancano. Occorre partire dall’art. 8 della Costituzione che prevede il confezionamento di un abito su misura per ogni confessione religiosa. Tuttavia, il quadro delimitato dai Patti lateranensi e dalle intese, già realizzate e quelle da realizzare, non copre tutta la realtà. Esso va completato con una legge di carattere generale sulla libertà religiosa che, da un lato, metta una pietra tombale sulla legislazione fascista sui cosiddetti culti ammessi e, dall’altra, affermi a chiare lettere il carattere laico dello Stato e delle sue istituzioni”. (Giuseppe Platone). https://www.facebook.com/gruppoalidaquila/photos/a.428169930537847.96790.281387438549431/531046333583539/ http://avvertenze.aduc.it/…/17+febbraio+1848+2009+festa+del…
dal sito www.valdangrogna.it
(non più online):
COS'É IL 17 FEBBRAIO E PERCHÈ SI FA. La sera del 16 febbraio, nelle borgate delle Valli Valdesi si accendono i fuochi, i falò di gioia in ricordo della firma delle “Lettere Patenti” con le quali il Re Carlo Alberto concesse (il 17 febbraio 1848), per la prima volta nella storia del Piemonte, i diritti civili alla minoranza protestante valdese e, qualche giorno dopo, anche alla minoranza ebraica. Con questo atto il Regno del Piemonte poneva fine ad una secolare discriminazione e avviava un processo di modernizzazione che lo poneva al livello degli altri stati europei e alla testa del movimento del Risorgimento italiano. Celebrare oggi quell'evento non vuol dire solo ricordare un momento del passato, ma soprattutto essere consapevoli che la libertà di coscienza è una delle libertà fondamentali di uno stato democratico come del resto viene anche affermato nella Carta costituzionale della Repubblica Italiana. La festa, da sempre, non ha un carattere religioso ma civile. Intorno al falò si raduna tutta la popolazione al di là delle differenziazioni politiche, culturali, religiose, per una grande festa popolare.
SIGNIFICATO DEI FALO’ È consuetudine che la sera del 16 febbraio nelle borgate delle Valli valdesi si accendano dei fuochi di gioia in ricordo delle “Lettere Patenti”. Celebrare oggi quell’evento non vuol dire essere consapevoli che la libertà di coscienza è fondamentale. Intorno al falò si raduna tutta la popolazione al di là delle differenziazioni politiche, culturali, religiose, per una grande festa popolare. I falò si accendono la sera del 16 febbraio sui fianchi delle colline del pinerolese e per le pendici dei monti della Val Pellice, della Val Chisone e della Val Germanasca. Qua e là, spontaneamente si formano delle fiaccolate che precedono l’accensione dei falò. Alle ore 20,si accendono i fuochi, intorno ai quali la gente si riunisce per cantare, ascoltare brevi messaggi e riscaldarsi con un bicchiere di “vin brulé” e cioccolata calda generosamente offerto dalle associazioni locali. Suggestivo è lo spettacolo dei tanti fuochi che illuminano la notte.
APPROFONDIMENTO SEGNALI DI FUMO… Narra la leggenda che alcuni giovani a cavallo partissero da Torino per avvisare dell'avvenuta firma, oramai in discussione da diversi giorni nel palazzo del potere. Dopo una lunga cavalcata notturna, arrivati alle valli,i valdesi accesero dei falò sulle alture. E cosi in ogni borgata per segnalarlo alla borgata vicina. Infatti alcune incongruenze storiche la rendono alquanto improbaile: se la firma avvenne il 17 febbraio, perchè i falò si accendono la sera prima? Ancora oggi la sera del 16 febbraio si ripete la cerimonia dell'accensione dei falò. Verso le otto di sera,sotto la neve o un cielo freddo e stellato, ogni comunità valdese e ogni borgata piu grande accende il suo falò sul prato dove tradizionalmente è stato sempre acceso da 150 anni a questa parte. Nel loro rigore e moderazione, i valdesi davanti ai falò non ballano e nemmeno utilizzano la brace per un gigantesco barbecue. Alcune comunità, come quella di Luserna San Giovanni e Angrogna, precedono il falò con una fiaccolata silenziosa che partendo dal tempio raggiunge il prato degli Stallè dove si erge un'altissima catasta di legna. In piedi davanti a questo falò i valdesi, discretamente, cantano qualche inno. Il pastore li conduce in preghiera, mentre infuocati davanti e gelati dietro, stanno impassibili a vedere la catasta di legna consumarsi.[…]
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