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“Benedite coloro che vi perseguitano, benedite e non maledite”

(Romani 12,14)

Sulle parole di Benedetto XVI sull'omosessualità. Quando l'esercizio della legge manca del cuore

  • Immagine del redattore: Gruppo Ali d'Aquila
    Gruppo Ali d'Aquila
  • 23 nov 2010
  • Tempo di lettura: 2 min

Papa Benedetto XVI

Comunicato Stampa del gruppo Nuova Proposta di Roma del 23 novembre 2010

Le donne e gli uomini di “Nuova Proposta” sulle parole di Benedetto XVI relative all'omosessualità, contenute nel libro/intervista scritto con Peter Seewald: chiediamo che chiunque parli di omosessualità abbia ben presente in primis la sofferenza e il disagio che molti ragazzi e ragazze provano nel non sentirsi compresi, accolti e nel sentirsi sempre e comunque “fuori di casa”.

“Nuova Proposta, donne e uomini omosessuali cristiani”, esprime il senso della più profonda sofferenza nel leggere quanto riportato dai principali quotidiani a proposito delle anticipazioni del libro/intervista, che il Pontefice Benedetto XVI ha scritto con il giornalista Peter Seewald, in relazione al tema dell'omosessualità.

Ci chiediamo cosa spaventi dell'essere omosessuali al punto tale da generare nella Gerarchia Cattolica ogni volta una presa di distanza e dei distinguo che sembrano provenire più dall'esercizio della legge che dal cuore.

Come non pensare, mentre si definisce l'omosessualità “qualcosa che è contro la natura di quello che Dio ha originariamente voluto” o “moralmente non giusta”, a chi ascolta le nostre parole, soprattutto se chi le ascolta sono un ragazzo o una ragazza credenti che vedono bollare la loro esistenza con una lettera scarlatta che non lascia scampo? Come non avere delicatezza e compassione per queste sofferenze?

Come definire “moralmente ingiusta” la vita e l'orientamento sessuale di un essere vivente? E come non leggere tra le parole “L'omosessualità non è conciliabile con il ministero sacerdotale, perché altrimenti anche il celibato come rinuncia non ha alcun senso” una demarcazione netta tra condizione omosessuale e eterosessuale, come se il celibato nel primo caso non possa essere serenamente scelto e agito?

Da persone che vogliono sentirsi a casa propria dentro la chiesa, popolo di Dio in cammino, chiediamo che si rifletta sul profondo smarrimento che spessissimo è l'unico frutto di queste severe parole di “separazione”.

Ribadiamo le nostra convinzione e speranza che la Chiesa possa esercitare in pienezza il ruolo di madre che accoglie tutti con larghe braccia spalancate, dando a ciascuno la prospettiva di Amore affinché il proprio progetto di Vita possa svilupparsi pienamente.

Chiediamo altresì che la condizione omosessuale sia trattata a partire dal confronto con le vite e le persone reali, cercando di comprendere senza pregiudizi e senza tesi precostituite, piuttosto che utilizzando categorie astratte.

 
 
 

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